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anticipazioni e testi inerenti gli interventi della serata sul sito
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abstract dell'intervento del prof. Ghisalberti
IL BEATO GIOVANNI PAOLO II, I GIOVANI UNIVERSITARI, L’UNIVERSITÀ CATTOLICA E I VALORI FORMATIVI DELLUMANESIMO.
Prof. Alessandro Ghisalberti

Rimini, 22 maggio 2011
1. Karol Wojtyla, gli studi universitari a Cracovia e a Roma, la docenza all’Università cattolica di Lublino.
2. Riflessioni tratte dai discorsi di Giovanni Paolo II in alcuni incontri con la comunità dell’Università cattolica del Sacro Cuore (1992 e 2000).
3. L’umanesimo di Giovanni Paolo II.
L’assunzione della fenomenologia come metodo filosofico, a partire dall’incontro con il pensiero di Max Scheler, è una delle costanti nella concezione dell’umanesimo di Karol Wojtyla. Nell’ambito della fenomenologia, per razionalità s’intende ciò che può essere intenzionato e costituito nella sua verità dalla coscienza. L’intenzionalità è correlata alla capacità della coscienza di scoprire una verità alla quale essa è da sempre aperta, obbedisce all’istanza di mettere in evidenza il senso del mondo a partire da ciò che la coscienza trova nella sua esperienza. È da sottolineare la ricchezza di questa corrente filosofica, per la capacità di rivalutare la centralità della coscienza soggettiva nella ricerca della verità e per la riscoperta del significato della persona umana segnata dalla interiorità e dalla spiritualità, due concetti cardine del personalismo wojtyliano. L’opera più elaborata è
Persona e atto (1969).
L’altra prospettiva culturale assunta dal Beato Giovanni Paolo II come integrativa di ogni itinerario formativo è la storicità. L’esistenza umana è storica, ciò significa che occorre essere consapevoli che l’itinerario di scoperta della propria capacità di verità ha un tempo, è un cammino. All’origine del filosofare c’è la meraviglia, ma non si può pretendere di avere un accesso intuitivo (immediato) alla verità. L’aspetto positivo di questa situazione è l’esperienza di libertà che la verità ci consente di fare: pensare significa accedere alla verità e scoprire che essa mi si manifesta gradualmente, attendendo tutto il tempo necessario alla mia appropriazione. A questa riflessione fondamentale è dedicata l’Enciclica “filosofica” intitolata
Fides et ratio (1998).
Inoltre dobbiamo riconoscere il fatto che oggi non si può parlare di umanesimo, in particolare in ambito educativo, a prescindere dall’esperienza corporea. A partire dall’idea che noi non abbiamo un corpo, ma siamo il nostro corpo, dovremmo riuscire a comprendere l’esperienza della corporeità come comunicazione. Il senso appare perché noi lo sentiamo, ma sentire il senso significa scoprire che la carne, oltre che essere l’esperienza della nostra contingenza, è un’esperienza di apertura, è una strutturale modalità di comunicazione con l’altro che ci raggiunge nella carne. Occorre quindi una sorta di esercizio di discernimento per il quale scopriamo il senso di ciò che noi siamo, nell’atto in cui realizziamo la nostra relazione all’altro e al mondo. La valorizzazione della corporeità e del discernimento del significato di ciò che viviamo sembra una risorsa importante per ogni istanza educativa, che si costruisce servendosi anche delle categorie della razionalità. Queste tracce sono fortemente presenti negli scritti filosofici, teologici e poetici di Wojtyla, dove l’amore è visto come libera donazione della persona. L’opera più significativa è
Amore e responsabilità (1960).

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abstract dell'intervento di padre Dario Di Giosia
LA GIOVENTÙ, LA FORMAZIONE ETICA E LIMPEGNO SOCIO-CARITATIVO IN GIOVANNI PAOLO II
Prof. Dario Di Giosia

Giovanni Paolo II ha compreso la giovinezza con una chiara connotazione antropologica, formulando una visione della gioventù in termini personalistici. Pur conoscendo i dati socio-culturali dei giovani di tutto il mondo, e i loro risultati spesso in negativo, egli predilige un approccio umano positivo, un approccio i cui fondamenti sono elaborati a partire da intuizioni profonde, circa il significato del processo di sviluppo bio- psicologico della gioventù nei suoi risvolti esistenziali, con un particolare invito ad unire i risultati dell’osservazione fenomenologia ai significati teologici che da essa è possibile ricavare. Osservando la giovinezza come «dimensione dell’umanità», la visione originale di Giovanni Paolo II si può riassumere in alcuni concetti chiave: la gioventù è speranza, ricerca, ricchezza, entusiasmo, crescita, contestazione, contraddizione, tempo delle scelte, pienezza della vita. L’antropologia della gioventù, elaborata da Wojtyla, è immediatamente in comunicazione con la proposta a cui questi stessi elementi protendono e in cui trovano finalità. La proposta di un modello di uomo perfettamente realizzato: Gesù Cristo Redemptor Hominis.
La formazione etica dell’individuo può procedere sia come attuazione della fede, sia come pedagogia del desiderio naturale di bene in vista della scelta di fede. Quella promossa da Giovanni Paolo II ha il suo centro nella proposta di Cristo quale modello perfetto, colui che «rivela l’uomo all’uomo» (GS 22). Egli diceva:
È importante insegnare alle nuove generazioni la bellezza e le esigenze della libertà e della responsabilità. Soprattutto bisogna educare la libertà. Introdurre i giovani al vero senso della libertà, quella che non si confonde con l’individualismo o con la cultura del “si può fare qualsiasi cosa”. La vera libertà è strettamente legata alla verità e l’orientamento morale la tiene salda. Essa è esigente più della schiavitù e richiede la forza di andare anche contro l’opinione della massa. Educare la libertà è la sfida che Giovanni Paolo II ha accettato di percorrere con i giovani. Egli ha proposto loro il comandamento dell’amore cristiano (Mt 22, 37-40), in cui trova luce l’intero quadro dei dieci comandamenti (Es 20, 3. 13-16), e l’apice evangelico delle beatitudini (Mt 5, 1-16) i cui valori sono indicazioni concrete per realizzare un mondo migliore per tutti, un modello per superare il male con il bene.
La verifica di qualsiasi proposta etica si impone alla gioventù come un’esigenza ineludibile. In questo senso l’attenzione posta da Giovanni Paolo II alle domande dei giovani risponde nel migliore dei modi alle loro esigenze. Il pontefice coglie la grande sensibilità giovanile per i problemi della società e del mondo, proponendo una sintesi brillante fra le esigenze della vita cristiana e queste loro aspettative innate. La forza della contestazione giovanile, purificata da tutte le strumentazioni ideologiche, manifesta il desiderio di dare al mondo una impronta nuova, che superi per qualità e quantità l’attuale sistema che la società ha prodotto. I giovani sono perciò reale speranza di un futuro migliore, perché la gioventù stessa è sinonimo di novità di vita. Essi sono la
«coscienza critica della società». I valori di riferimento di questa azione rinnovatrice sono i diritti umani e le leggi naturali, con lo spirito e l’intelligenza della dottrina sociale della chiesa.