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I CENTRI DI ASCOLTO
DEL VANGELO
E L’ITINERARIO SACRAMENTALE NEL VANGELO DI GIOVANNI

Settimana Biblica settembre 2000
Don. Aldo Amati


L’esperienza dei Centri di Ascolto del Vangelo, dalla Missione ad oggi.
L’esperienza dei CdA è nata con la Missione Diocesana nel 1998-99: è stata un’esplosione di luoghi nei quali con regolarità ci si è riuniti per meditare il Vangelo di Luca ed attualizzarlo nella vita. Ne abbiamo censiti almeno 800 di tali luoghi, ma forse sono stati di più, coinvolgendo migliaia di persone, dal gruppo di 15-20 persone, alla grande assemblea mensile di oltre 300. È stata la riscoperta di come la Parola di Dio parla alla vita delle persone, delle famiglie, della comunità ecclesiale, della società stessa.
Si è voluto proseguire in questo Anno Giubilare con gli Atti degli Apostoli, per completare il discorso di Luca e per approfondire gli aspetti ecclesiali della vita cristiana.
Con i CdA è maturata un’esperienza feconda; i CdA non sono più solo e tanto un’iniziativa pastorale fra le tante, ma uno stile permanente di azione pastorale e missionaria.
Ora, per l’anno pastorale 2000-2001, proponiamo la prosecuzione di questa grande e capillare scelta ecclesiale con il Vangelo di Giovanni.

Perché la scelta del Vangelo di Giovanni.
Perché, proprio Giovanni? Una prima risposta è, se vogliamo, tecnica: l’Anno liturgico che sta per iniziare è l’anno C, in cui si legge il Vangelo di Luca, sul quale ci siamo appena soffermati. Occasione ottima per valorizzare Giovanni, che rischia di essere tagliato fuori se si segue automaticamente il ciclo liturgico.
Ma per scegliere il Vangelo di Giovanni, non ve lo nascondo, c’è voluto del coraggio; scegliere il Vangelo di Giovanni è accettare una sfida.
Il Vangelo di Giovanni, infatti, è difficile: confrontandolo con i sinottici vediamo subito che ha meccanismi, struttura, linguaggio diversi. Gesù stesso non ci appare solo e tanto per le sue azioni e per le sue parole, ma ci è presentato fin dall’inizio nel suo mistero, mistero di Verbo Incarnato. Un Vangelo da leggere e rileggere per capirlo, un Vangelo che chiede meditazione e contemplazione.
Il Vangelo di Giovanni si presenta al lettore con capitoli tematici: un incontro, un episodio, un discorso di Gesù o una lunga riflessione: l’incontro con Nicodemo, con la donna Samaritana, la moltiplicazione dei pani, il discorso dell’acqua viva, la guarigione del cieco nato, il discorso del buon pastore, la risurrezione di Lazzaro, l’Ultima Cena e la lavanda dei piedi, la promessa dello Spirito Consolatore, il discorso della vera vite, la preghiera per l’unità, ecc. Per non parlare, poi, di come sono narrati la passione e gli incontri con Cristo risorto.
Ecco l’opportunità nuova che ci è offerta quest’anno facendo i CdA sul Vangelo di Giovanni: la grande opportunità di entrare più in profondità nella comprensione del mistero di Cristo. Sempre senza la pretesa, naturalmente, di trasformare i CdA in gruppi di studio e di esegesi; sempre con l’intento primario di cogliere nel Vangelo quanto concerne la vita, la nostra vita di oggi, il significato e il dono di grazia della vita di tutti i giorni.

Vangelo di Giovanni e vita sacramentale.
Non solo, quindi, la vita nella sua esteriorità, ma anche nel suo riferimento sacramentale, anche in ciò che alla vita di tutti i giorni dà senso e pienezza di grazia: il collegamento con Cristo mediante i Sacramenti. Questo è proprio uno degli aspetti più intensamente teologici del Vangelo di Giovanni. Che ci presenta la vita cristiana, la “nostra” vita cristiana, nella sua attualità, come vita sacramentale; non - cioè - come mero sforzo della nostra buona volontà, ma come azione di grazia.
Occorre riscoprire il significato profondo della vita sacramentale. Per fare un esempio, prendiamo un sacramento poco frequentato e ancora un po’ temuto, l’Unzione degli Infermi. Non è un rito preparatorio alla buona morte; né una specie di rimedio alla malattia, anche se si invoca la guarigione o almeno il sollievo dal male. E’ piuttosto il sacramento per vivere in unione con Cristo la condizione di malattia. Non c’è condizione umana più “inutile”, penosa, umiliante della malattia; ebbene, questa realtà inutile e penosa diventa “grazia”, diventa feconda quando è vissuta con Cristo e offerta con Cristo. Questo è il significato profondo e il “dono” dell’Unzione degli infermi: trasformare la realtà umana penosa e umiliante della malattia in un evento salvifico in unione con Cristo.
Scrive Bruno Maggioni: “I racconti (del Vangelo di Giovanni) sono spesso immersi in un’atmosfera liturgica e sacramentale, ecclesiale: i segni di Gesù prefigurano i segni che il Risorto continua a compiere nella comunità” (I Vangeli, ed. Cittadella, p. 1309). Come dire che il Vangelo di Giovanni non si presenta come storia di vicende lontane, ma come un evento attuale che ci coinvolge.
Valga, per fare un primo esempio, l’incontro di Gesù con Nicodemo nel capitolo 3 di Giovanni: devi rinascere, gli dice Gesù. Come faccio a rinascere se sono ormai anziano, ribatte Nicodemo. E Gesù: non sei tu a realizzare la tua rinascita, ma lo Spirito Santo; se uno non nasce da acqua e Spirito Santo non può entrare nel regno di Dio. E’ trasparente il riferimento al battesimo, in cui si rinasce nell’acqua e nello Spirito Santo. La meditazione del testo provoca anche noi, come Nicodemo, alle domande: come il battesimo cambia la mia vita? Che rapporto c’è tra la mia vita di tutti i giorni e il battesimo? E’ vita nuova la mia vita? Lo sapevo …che sono rinato? O aveva ragione Nietzche che con ironia diceva: guardo i cristiani e non mi sembrano affatto persone salvate, rinate, persone nuove; li vedo tristi, meschini, spregevoli. Come accogliere il dono dello Spirito, e vivere la vita nuova? Quale collaborazione dare al vento dello Spirito che mi ha generato a vita nuova?
Un altro esempio può venire dalle nozze di Cana, già nel capitolo 2 di Giovanni. C’è il miracolo - meglio sarebbe dire “il segno” - dell’acqua trasformata in vino; non è la nostra quotidianità che può essere trasfigurata dalla grazia? C’è un matrimonio: perché proprio ad una festa di nozze Gesù ha fatto il suo primo “segno”? La presenza stessa di Gesù alle nozze non è già un “segno”? Sposarsi, allora, è solo mettersi d’accordo per stabilire la vita in comune, o c’entra anche Gesù Cristo? E che cosa porta Gesù Cristo nel matrimonio con la sua presenza? Come vedete, la vita quotidiana di ciascuno ne esce trasformata: tutti siamo nati in una famiglia: una realtà sacramentale che tocca, o ha toccato, la vita quotidiana di ogni persona. Un mistero che si rinnova ad ogni matrimonio, anzi ogni giorno nella vita di ogni coppia ed in ogni famiglia cristiana. Dirà San Paolo: “Questo mistero (sacramento) è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa” (Ef 5,32).
Per non parlare poi del capitolo 6 del Vangelo di Giovanni. Il segno della moltiplicazione del pane e dei pesci dà il via al discorso sul pane di vita, in cui c’è una progressione nello svelamento del mistero eucaristico: da “Io sono il Pane della vita” a “Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno, e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (6,51).
Altrettanto si potrà dire per il perdono dei peccati, per il dono dello Spirito Santo, per la vita ecclesiale vissuta nell’unità, per il ministero sacerdotale, ecc.: tutta la vita acquista un valore ed un significato nuovo.
Giovanni non si preoccupa di dire quando e come Gesù ha istituito i singoli sacramenti, (dell’Eucaristia non riferisce neppure le parole dell’istituzione pronunciate nell’Ultima Cena); preferisce descrivere “un evento di Gesù e nel descriverlo suggerisce il richiamo ai sacramenti della Chiesa”: come dire che “la Chiesa è il Cristo morto e risorto che continua - oggi - ad agire” (Maggioni, id.).
Nel Vangelo di Giovanni non è difficile, dunque, ritrovare tutto l’itinerario sacramentale della vita cristiana. E’ per questo motivo che - lo avrete notato tutti - il Vangelo di Giovanni si proclama di preferenza nei tempi forti dell’anno liturgico: in quaresima (domeniche dell’anno A, nelle quali si sviluppa l’itinerario battesimale per gli adulti); nel tempo pasquale, in cui si sviluppa la catechesi mistagogica (cioè l’iniziazione ai misteri: dopo il conferimento dei sacramenti dell’iniziazione cristiana nella notte di Pasqua, si compie l’approfondimento del mistero pasquale e della vita cristiana).

Per una vita quotidiana trasfigurata.
Notate: non si parla mai di gesti religiosi staccati dalla vita; ma sempre di vita che direi trasformata, risignificata, trasfigurata dal gesto sacramentale. Ecco perché fare i CdA sul Vangelo di Giovanni è importante: perché - lo ripeto - l’attualizzazione, la riflessione sulla vita non è svolta in chiave meramente moralistica, con attenzione al “che cosa devo fare” - che poi magari si scontra un’ora dopo con la fragilità, con la superficialità, con la povertà umana. Ma prima di tutto pone l’attenzione a ciò che Cristo opera in me mediante il suo Spirito; ciò che ha già operato fin dal giorno del mio Battesimo; ciò che opera in me in ogni momento.
Siamo troppo abituati a vedere i sacramenti come qualcosa che si aggiunge alla vita. O che le dona un qualche riferimento religioso, ma quasi dall’esterno. Così il battesimo e la cresima diventano nella considerazione di molti dei meri riti sociali di aggregazione; non è forse per questo che dopo la cresima tanti ragazzi abbandonano o diradano la pratica della vita ecclesiale, mentre dovrebbero viverla con maggiore pienezza? E’ ancora per questo che la confessione diviene un episodio sporadico e poco convinto; che il matrimonio è una celebrazione festosa sì, ma povera di coinvolgimento di fede; che la stessa partecipazione eucaristica è spesso formale, esteriore, ripetitiva e stanca.
Il problema che si vuole mettere a fuoco e possibilmente aiutare a risolvere non è tanto la celebrazione dei momenti sacramentali, quanto riscoprire che nei sacramenti della Chiesa è Cristo che opera, è lo Spirito Santo che “soffia”; riscoprire come la grazia dei sacramenti - che è grazia di incontro con Cristo, dono ed energia dello Spirito Santo - cambia la vita, la vita di tutti i giorni.
Attraverso i CdA ci proponiamo pertanto di riscoprire il senso dell’itinerario sacramentale ed ecclesiale della vita cristiana. Riusciremo a leggere tutti i capitoli del Vangelo di Giovanni? Riusciremo ad approfondirli come meritano? Certamente no. Ne prenderemo in esame solo alcuni, ed in maniera necessariamente sommaria ed incompleta. Ma sarà pur sempre un approccio importante. Che genererà in molti - lo speriamo - il desiderio di approfondire e di estendere la conoscenza del Vangelo di Giovanni e del suo rapporto con la nostra vita personale ed ecclesiale.
E’ questo l’intento dei CdA. La partecipazione a questa Settimana, e poi il Corso per gli Operatori Pastorali che inizierà in Seminario il prossimo 16 ottobre, darà qualche strumento in più per animare e per vivere in questa chiave i CdA sul Vangelo di Giovanni. Per riscoprire Cristo presente nella Chiesa ed operante in noi, in questo inizio del terzo millennio.